Malta
Explorer Team PSAI-sulle tracce della missione del Maggiore Teseo Tesei
Eccoci ancora una volta a parlare di un progetto nato quasi per scherzo durante una vacanza e quindi oseremo dire sul campo .
Avevamo infatti pianificato una gita fuoriporta, direzione Malta. Una settimana di immersioni sui relitti della seconda guerra mondiale e non solo.
Durante una serata mentre stavamo parlando via computer con il nostro amico Mauro, appassionato studioso degli eventi accaduti alla Marina Militare durante il secondo conflitto, ci fece notare che eravamo sull’isola dove fu portata a termine la missione condotta dal maggiore Teseo Tesei conclusa con il suo sacrificio nel tentativo di accedere all’interno del porto della Valletta di Malta.
Terminata la videotelefonata Mauro inviò via e-mail un file con la documentazione, foto articoli e altro della missione di Malta del Maggiore Teseo Tesei.
Una volta ricevuti i file Leonardo e Maurizio, topi da biblioteca, iniziarono subito a studiare tutta la documentazione inviata a notte fonda. La mattina seguente Leonardo e Maurizio ci spiegarono quello che avevano trovato sulla documentazione inviata da Mauro.
Oscar, il segugio del gruppo, il quale era già stato a Malta più volte, iniziò subito a cercare di capire dove fosse accaduto tale evento nel porto della Valletta.
Due ore più tardi ci riunimmo tutti presso il porto per un sopralluogo e ponderare dove iniziare la nostra ricerca. I documenti parlavano del ponte che il Maggiore Teseo Tesei fece saltare durante la seconda guerra.
Girando per il Porto della Valletta, notammo che ci trovavamo su un porto super protetto da alcuni edifici paragonabili a fortezze, con più linee di difesa a protezione del porto stesso facendolo così divenire inespugnabile, o quasi…
Il giorno seguente si tornò alla Valletta con l’intento di visitare Forte Sant’Elmo prima linea di difesa dello stesso porto; con l’occasione abbiamo visitato l’interno il museo della Guerra. Questo edificio fu storicamente una caserma Inglese fino all’indipendenza dell’isola di Malta.
Visitando il forte , iniziammo a parlare con il personale adetto al Museo. Una volta presentati, spiegammo loro che eravamo un Explorer Team appassionati di Storia, sulla seconda guerra mondiale con numerose spedizioni fatte, e incominciammo a chiedere, se ne erano a conoscenza, dove fossero dislocati i resti del ponte di Teseo Tesei e se era possibile secondo loro poter fare delle immersioni nelle sue vicinanze.
Stranamente il personale del museo negò che questo evento fosse mai accaduto durante il secondo conflitto e che non ne erano proprio a conoscenza. Con stupore cercando di capire e chiedemmo di poter parlare con uno storico dicendo che avevamo della documentazione che attestava, con certezza, l’avvenuta missione del Maggiore Teseo Tesei.Con un po’ di difficoltà riuscimmo ad incontrare lo storico del Museo in quale iniziò a raccontare della missione e ci accompagnò in una parte del museo dove erano presenti oggetti della decima flottiglia, un Barchino esplosivo, un giornale dell’epoca che in prima pagina parlava dell’attacco dal mare. Durante la visita, arrivammo così alle mura del forte Sant’Elmo, qui e ci indicò l’esatta posizione dove avvenne la defragrazione dove perse la vita il maggiore Teseo Tesei, così indicò i resti dei piloni che sostenevano il ponte, ancora visibili. Il giorno seguente iniziammo a cercare qualche scorciatoia per poter visionare in acqua da vicino i resti del ponte. Impossibile purtroppo causa la mancanza di permessi essendo zona portuale adiacente all’entrata con notevole traffico. Gli assaltatori Italiani durante la seconda guerra erano grandi eroi ma purtroppo pochi assaltatori potevano mettere in ginocchio un porto così come la missione di Alessandra D’Egitto
Poteva accadere nel Porto della Valletta…
Alcuni dati:
Teseo Tesei (Marina di Campo, 3 gennaio 1909 – La Valletta, 26 luglio 1941) è stato un militare e inventore italiano. Maggiore del Genio navale della Regia Marina, brevettato palombaro, prestò servizio come operatore della Xª Flottiglia MAS durante la seconda guerra mondiale, venendo decorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato durante l’ultima missione.
L’isola di Malta nella narrazione post bellica della Seconda Guerra Mondiale rappresentò una sorta di roccaforte inespugnabile, capace di frustrare i tentativi di rifornimento navale dell’Afrika Korps, impegnata in una lotta mortale contro le forze del Commonwealth in Nord Africa. Eppure, almeno fino alla primavera del 1941, Malta non rappresentò alcuna minaccia alle vie di comunicazione tra l’Italia e la Libia. La situazione cambiò radicalmente in seguito allo spostamento di forze aeree italo-tedesche sul fronte greco, che si sarebbe allargato a tutta la penisola balcanica. Inoltre, il X Corpo Aereo della Luftwaffe, si stava mobilitando per l’imminente invasione dell’Unione Sovietica, quindi aveva dovuto diminuire sensibilmente la sua presenza nel Mediterraneo meridionale. Visto l’alleggerimento della minaccia delle forze aeree dell’Asse, il comandante della Mediterranean Fleet, l’ammiraglio Cunningham, decisero di dislocare a Malta quattro cacciatorpediniere. Dopo i primi successi contro il naviglio italiano, Cunningham si convince di mandare nell’isola una divisione leggera composta da incrociatori e caccia, avvalendosi di radar, per attaccare i convogli carichi di rifornimenti destinati alle truppe italo-tedesche in Libia. Successivamente venne stanziata a Malta un’intera divisione di incrociatori leggeri e una flottiglia di cacciatorpediniere. Una seria minaccia per il naviglio impiegato per il rifornimento delle forze dell’Asse in Nord Africa. Tale minaccia preoccupò la SuperMarina e il cambiamento strategico nel Mediterraneo meridionale emerse in tutta la sua drammaticità nella notte tra il 15 e il 16 aprile 1941, quando 4 cacciatorpediniere della Royal Navy attaccano il convoglio Tarigo distruggendolo completamente. Dopo questo tragico evento, gli analisti di SuperMarina, si convinsero che Malta sarebbe diventata la base di partenza di unità di superficie, veloci e che avrebbero attaccato in modo sistematico i convogli diretti in Africa settentrionale. Sintomatico il promemoria n.65 S/RRP emesso da Supermarina: …si impose l’aumento di agguati di nostri sommergibili nelle acque che circondano l’isola e anche, campi minati permettendolo, all’interno di quelle più prossime ai suoi accessi portuali, le stesse dove dovevano operare con maggiore e più costante frequenza i nostri mezzi insidiosi. Dopo qualche giorno fu diffuso il promemoria, l’ammiraglio Raffaele De Courten, responsabile dei mezzi d’assalto, contattò il comandante della X Flottiglia MAS, Vittorio Moccagatta, per ordinargli la pianificazione di una incursione dei mezzi d’assalto contro Malta. L’isola costituiva un obiettivo di estrema difficoltà, soprattutto per il superamento delle ostruzioni e per i sistemi difensivi presenti sulla costa. Moccagatta, in data 26 aprile 1941, inviò a De Courten una comunicazione riservata in cui illustrava le possibilità operative per condurre l’attacco a Malta. Nella relazione, Moccagatta, individuava negli MT (Motoscafo Turismo) gli unici mezzi in grado di poter eludere il sistema difensivo dispiegato a La Valletta, precisando, tuttavia, l’impossibilità di un’azione di sorpresa, viste le dimensioni dell’ingresso del porto. Caldeggiò quindi l’ipotesi un’azione di forza, con l’impiego di almeno otto MT, di cui tre o quattro sacrificati per la distruzione delle ostruzioni. Nonostante le perplessità sulla missione, espresse dagli ambienti di Supermarina, la X Flottiglia venne autorizzata a procedere nella pianificazione. Per verificare in maniera appropriata il sistema di sbarramenti che difendevano l’obiettivo, Moccagatta inviò, il 25 e il 28 maggio, due MAS in ricognizione esplorative alle coste maltesi, senza comunque acquisire elementi in grado di agevolare la missione. Viste le scarse informazioni acquisite, Supermarina decise così di posticipare l’attacco. Il 26 giugno i MAS 451 e 452 compirono una nuova ricognizione, arrivando fino a circa un miglio e mezzo dalla costa maltese. Dalle informazioni ottenute in questo caso si decise di procedere nell’attuazione dell’operazione. Il 30 giugno, dalla base di Augusta, salpò una formazione navale però per una serie di avarie ai mezzi costrinse Supermarina all’annullamento della missione. A luglio ricominciarono i preparativi con un nuovo piano d’attacco. A questo punto entrò in scena il maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, il padre degli SLC (Siluri a Lenta Corsa). Quest’ultimo riescì a convincere Moccagatta ad inserire a fianco degli MT gli SLC. Quindi, contro Malta, si sarebbe svolta un’operazione combinata, rendendola con ciò ancora più complessa e rischiosa. Ma per quale motivo Moccagatta accetta di modificare il piano; infatti in quello originale gli SLC erano stati scartati per l’impossibilità di inserimento con i sommergibili a causa della scarsa conoscenza dell’ubicazione delle mine nemiche, accettando le richieste di Tesei? Crediamo che a tal proposito siano stati illuminanti le parole dell’ammiraglio Virgilio Spigai. Teseo Tesei riuscì a far accogliere anche la propria idea di partecipare alla spedizione con semoventi subacquei che erano stati esclusi dai progetti primitivi, contemplanti solo l’impiego dei barchini esplosivi. Spaventosamente provato nel fisico data dalla seconda spedizione dello Scirè contro Gibilterra, gli fu dichiarato un grave vizio cardiaco. Questa non impedì a Tesei di poter portare avanti la sua missione, sicuramente l’ultima. La sua ultima missione eroica. I superiori non osarono impedirgli di spendere in modo degno quello in cui credeva. Così fu deciso che anche due semoventi partecipassero alla spedizione, che risultò terribilmente complessa.
Il 23 luglio, la ricognizione aerea della Regia Aeronautica segnalò una forte presenza di naviglio nemico a Malta: era l’occasione attesa per lanciare l’attacco.Il giorno X era fissato per il 26 luglio 1941. La sera del 25 luglio la formazione navale lasciò Augusta diretta verso Malta. Ovviamente, né a Supermarina né al comando della X Flottiglia erano a conoscenza della presenza dei radar, i quali annullarono l’effetto sorpresa dell’attacco e misero gli inglesi nella condizione di tendere una sorta di agguato ai mezzi italiani. Tralasciando le vicende degli altri componenti della missione, ci soffermeremo sul crollo del ponte di Sant’Elmo che è direttamente collegato alla scomparsa di Tesei e del suo secondo, Alcide Pedretti.
Dal rapporto del tenente di vascello Costa, pilota di uno degli SLC: alle 4,30 esatte la rete doveva saltare perché ciò era previsto nelle operazioni di insieme, combinate anche con un contemporaneo attacco aereo che avrebbe dovuto mascherare l’esplosione della rete. Tesei, in quella circostanza lasciò al tenente le seguenti parole vanno a testimoniare, mediante la sua deposizione, la fede e il coraggio di tale ufficiale, portati fino al sacrificio. Il maggiore Tesei ha volutamente, per la riuscita dell’azione, sacrificare la sua vita, con quella del suo secondo uomo che con lui ha voluto eseguire la missione fino alla fine, spolettando al minimo e saltando con il suo ordigno abbattendo il ponte . Sulla fine di Tesei, e del suo secondo, permangono seri dubbi, visto che la spolettatura dei maiali era generalmente regolata a 30 minuti, in modo da permettere agli assaltatori di allontanarsi dal luogo dell’esplosione. È da escludere, quindi, una volontaria deflagrazione della carca esplosiva. Negli anni ‘50 dello scorso secolo – ad opera dell’esperto navale Joseph Caruana – venne ripescato il relitto di un SLC, ancora munito della testa esplosiva, portato poi sfortunatamente ad affondare in alti fondali, insieme ad altri residuati bellici rinvenuti in vicinanza della costa.
Il Tenente Costa lasciò questa affermazione: “presumo che non farò in tempo a portare a rete il mio l’ SLC. Alle 4,30 la rete dovrà saltare e salterà. Se sarà tardi spoletterò al minimo”. Egli partiva alle 3,45 circa. Non potè avere il tempo di arrivare a rete per eseguire le operazioni di spolettamento con un conveniente anticipo per allontanarsi dalla zona di esplosione. Alle 4,45 ho udito lo scoppio.